by: APS Bizzuno Insieme | data 17/06/2021
Parliamo
oggi di bici e di territorio con Oscar Pirazzini, per tanti anni dirigente
sportivo di Fassa Bortolo, in ammiraglia al seguito di Giro d’Italia, Milano
Sanremo, Tour e Vuelta
Grazie
Oscar per essere nostro ospite, insomma sei un istituzione nel ciclismo e ne
hai viste tante con e… per le due ruote
Il ciclismo è passione
antica fin da quando, ancora bambino, seguendo le orme paterne, ascoltavo alla
radio le cronache di Mario Ferretti che scandiva:”Un uomo solo al comando, ha
una maglia bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi”.
L’attaccamento a
questa disciplina sportiva non ha mai avuto soste, da semplice appassionato,
nel 1978,sono stato chiamato a ricoprire cariche dirigenziali prima a livello
societario con la Ciclistica.F.Baracca di Lugo e successivamente a livello
istituzionale, finché, nel 1985, grazie al conterraneo Giancarlo Ferretti, personaggio di
livello internazionale, l’approdo al grande ciclismo come tecnico
professionista durato fino al 2006.
Ho lavorato in grandi squadre insieme di compagni di lavoro straordinari, al
fianco di molti campioni e di tantissimi ragazzi che attraverso una passione
sportiva avevano intrapreso il duro mestiere di corridore. Ho continuato poi a
fare Giri d’Italia nel settore pubblicitario a fianco di una grande azienda multinazionale,
collezionando 20 partecipazioni alla grande corsa a tappe. Da mettere in conto 11 volte al
Tour, 5 alla Vuelta, Giri di Svizzera, tante San Remo, altrettante
Parigi-Roubaix , Fiandre, Liegi e praticamente tutte le classiche del ciclismo
mondiale, compreso il primo Giro Ciclistico della Cina Popolare nel 1995.
Abbiamo collezionato innumerevoli affermazioni a livello nazionale e
internazionale.
Nell’arco di oltre vent'anni di cose da raccontare ce ne sarebbero tante. Una squadra che allora correva il Giro d’Italia, o il Tour, oppure la Vuelta era composta da 9 corridori più 12-15 persone addette ai vari servizi in corsa e fuori corsa con compiti diversi. Ogni mattina quando si lasciava l’albergo per andare alla partenza di una tappa e ritrovarsi poi a tavola la sera stessa, dopo 12-15 ore di lavoro, nell’hotel di un’altra città con alle spalle chilometri e chilometri cosparsi di insidie varie, era come affrontare ogni giorno un’ avventura. I ricordi sono tanti ma ce ne sono alcuni che meritano una menzione particolare: Giro d’Italia 1988, la famosa bufera di neve a Passo di Gavia dove tutto era finito fuori controllo con addetti ai lavori e ciclisti sparsi un po’ dappertutto. Per fortuna tutto fini senza danni. La mia storia di quel giorno è raccontata su un libro descritta da un mio corridore al quale prestai soccorso. Non ricordo l’anno quando rischiammo di rimanere sotto una valanga salendo il Colle dell’Agnello verso la Francia. Un’altra volta, lungo la discesa del Colle della Maddalena, guardando nello specchietto retrovisore vidi una delle mie biciclette di scorta poste sul tettuccio dell’auto, attaccata con la sella ad un ramo di un albero che sporgeva basso verso il centro della strada. Fra le tante la vittoria che più mi ha emozionato è stata quella di Alessandro Petacchi nella Milano-San Remo del 2005. Nel 1986 andai per la prima volta in Belgio e in Olanda per le classiche del nord, la mia sorpresa fu nel vedere le vere piste ciclabili disposte in tutto il paese, perfino parallele alle grandi strade a distanza di assoluta sicurezza. In città godono di corsie preferenziali che negli attraversamenti e/o incroci semaforici hanno la precedenza sui veicoli a motore e tutto si svolge con il massimo rispetto delle regole. Per me era una novità, per loro era così da sempre. Una sera al Tour incontrai in un albergo Raffaele Geminiani, a quel tempo ottant’enne circa, campione degli anni ’50, corridore francese, famiglia di origine lughese. Mi feci coraggio e mi presentai dicendo che ero di Lugo e che conoscevo bene i suoi parenti, la sua risposta:”Eai sempar bo i caplet”? (sono sempre buoni i cappelletti ?)
Tanta, ma tante esperienza ed oggi assieme a Girodellaromagna.net ancora al servizio del mondo delle due ruote ma più a contatto con il territorio (da buon Romagnolo) Cos’è per te la cultura della bici, in specifico del turismo in bici
Considero un vero privilegio
il mestiere che ho fatto. Passione ed entusiasmo sono gli elementi fondanti che
sorreggono lo sport, sentimenti che nella maggior parte dei casi, a seconda
delle discipline, si manifestano, per ovvie ragioni, in ambiti limitati da muri
o recinti vari. La bicicletta invece si apre ed apre un mondo a chiunque siano
i suoi fruitori. La bicicletta corre dovunque, dalle grandi arterie stradali ai
vicoli polverosi di campagna e solchi infangati, attraversa boschi e percorre
sentieri scoscesi, fino a scalare le vette più alte esaltando sempre la fatica
dell’uomo, indissolubile compagno di viaggio. Io non sono stato corridore ma è
stato seguendo le sue orme da addetto ai lavori che la bicicletta mi ha dato
l’opportunità di conoscere tutto ciò che sta oltre la soglia di casa. Il
ciclismo è uno sport itinerante che ti porta a viaggiare ogni giorno e sempre
in luoghi diversi, paesaggi incantati e nuovi confini, altri popoli, persone
nuove.
Conoscere gli altri e
i loro costumi, si scopre che le differenze rappresentano una vera e propria
ricchezza ed è confrontandosi con gli altri che si impara a conoscere se stessi
e sapere poi dare il meglio di noi, un’acquisizione di ricchezza culturale e
umana che non sta scritta su nessun libro. In conclusione si può ben dire che
anche l’impiego esasperato della bicicletta nelle varie competizioni svolge un
ruolo determinate non solo nella promozione di un territorio ma anche nei
rapporti umani.
Ma la bicicletta non
è solo agonismo ci sono valori che in un territorio come il nostro, sono stati
fondamentali. Un mezzo di trasporto indispensabile che ha pedalato per quasi un
secolo al fianco di intere generazioni incrociando le loro esigenze sulla
strada dello sviluppo economico e sociale.
Quelli come me sono
andati prima a scuola in bicicletta, poi al lavoro, al divertimento, al cinema
a ballare, sempre pedalando. Sono nato in queste campagne, non lontano dal
Canale dei Mulini. La memoria mi porta alle lunghe fila dei braccianti che
sulla loro bici con a spalla zappe e forcali andavano per campi e poi, nell’attesa
venivano parcheggiate sulle carraie capovolte sul manubrio e la sella per
evitare che la ruota si sgonfiasse al contatto con la terra arroventata dal
sole. E poi le mondine e ancora prima le donne della resistenza, le
staffette partigiane che a rischio della vita hanno pedalato per la conquistata
libertà.
Parlare oggi della storia della bicicletta nelle nostre zone sembra quasi
poesia. In tempi più recenti e ancora oggi si può considerare la bicicletta una
importante valvola di sfogo dell’inquinamento per il suo uso quotidiano alternativo
all’auto nei nostri “paesoni”.
La bicicletta è stata
anche vittima di un progresso assennato che si ricorda come boom economico
degli anni ’60, quando fu “parcheggiata” nel dimenticatoio. Un patrimonio
economico e sociale accantonato di fronte all’avvento dell’auto e delle sue
esigenze in quanto a nuovi spazi per la circolazione. Nella progettazione del
futuro urbano ed extraurbano non fu tenuto conto di quegli spazi vitali in cui
l’uso protetto della bicicletta poteva rappresentare un fattore insostituibile
per un maggior equilibrio ambientale non solo in favore di
una nuova qualità della vita ma anche per continuare ad essere un mezzo di
trasporto tranquillo, fruibile dagli studenti come mezzo di trasporto e utile
per chi svolgeva attività lavorative.
Ormai da diversi anni si cerca di porre rimedio a una situazione ambientale divenuta esasperata che ha riflessi diversi ma che si ripercuote su tutti noi. Allora si scopre che un’ancora di salvataggio, a margine di grandi processi nell’intento di dare un’inversione di tendenza ad un problema così grave, può essere la bicicletta perché mezzo estremamente duttile a tante funzioni. Un po’ tardi ma ben venga. Ma prima di tutti l’ha capito il mercato, il business. La proposta dell’industria del settore è stata molto variegata, biciclette per tutti i gusti e tutte le esigenze vendute a caro prezzo e spesso anche di scarsa qualità dai nomi inglesizzanti per fare buona impressione. Ormai manca solo quella per andare in bagno. Ma vediamo di accantonare una polemica del tutto personale e andare avanti, magari con un pò più di equilibrio e non solo business.
Ma parliamo di turismo lento pedalato (mi piace chiamarlo lento). Un tema sul quale, nel 2009, le associazioni di categoria artigiane, hanno promosso, fra i suoi associati, una serie di stage a livello territoriale sulla cultura dell’ospitalità. Lo scopo era quello di promuovere lo sviluppo del territorio e delle sue componenti economiche, sociali e culturali, attraverso un progetto legato al turismo. La bicicletta fu l’elemento più gettonato, definito il più moderno mezzo di trasporto esistente perché non solo totalmente sostenibile e quindi in grado di dare un contributo fondamentale nella ricerca di soluzioni dei problemi ambientali, ma, ovviamente, ponendosi anche come elemento di promozione turistica insostituibile perché in grado di raggiungere anche i luoghi più sconosciuti.
Gli argomenti
trattati furono diversi fra i quali quello sulle vie fluviali già da tempo
dibattuto in molte sedi. Il Santerno e il Senio, i corsi d’acqua che più ci
interessano da vicino e altri bacini minori, lasciano le valli dell’Appennino,
attraversano la Bassa Romagna si immettono nel Reno e da qui i percorsi
attrezzati del Delta del Po che conducono al mare. Da qui l’opportunità di
tracciare nuove vie dedicate utilizzando, dove possibile, le stesse rive dei
fiumi, le strade adiacenti, realizzare servizi e valorizzare le attività
economiche, i siti storici e
culturali che mano a mano si succedono intorno ai nostri corsi d’acqua. Un
contributo questo che sarebbe andato a colmare quel solco presente da sempre,
nell’ambito dell’escursionismo strutturalmente attrezzato che colleghi le
nostre colline al nostro mare.
In quella sede fu
costituita un’associazione che venne chiamata:”Girodellaromagna.net
Alla scoperta di Terre, Passioni e Valori”. Quasi una poesia. Presidente Giuliano
Pasi e il sottoscritto suo Vice. L’ associazione, da quell’ormai lontano 2009,
ha lavorato intensamente fino ad oggi cercando di operare sempre nello spirito
di quei principi che avevano animato la sua istituzione. Abbiamo organizzato e
collaborato a decine e decine di eventi dove la bicicletta e la sua storia,
soprattutto legata a questi territori e ai suoi fruitori, è stata quasi sempre
la protagonista, riscuotendo numerosi consensi e incoraggiamenti. Abbiamo
organizzato mostre e celebrato campioni del ciclismo in sedi prestigiose con
sorprendenti partecipazioni di pubblico e di autorevoli personaggi.
Determinanti sono
state via,via le collaborazioni che strada facendo siamo stati in grado di
coinvolgere, come fondamentale è stato l’aiuto da un punto di vista economico
da parte di aziende e istituzioni alle quali siamo andati a spiegare i nostri
obiettivi ed il nostro lavoro.
Ho sempre ritenuto
fondamentale il coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche nelle iniziative che in qualche modo
aspirano a valorizzare un territorio, noi lo abbiamo sempre fatto con ottimi
risultati. Il nostro movimento
cicloturistico è fra i più apprezzati in Italia.
A mio parere un
potenziale che resta inespresso di fronte elle notevoli opportunità che questo
territorio potrebbe offrire. Da parte nostra, nel 2013, abbiamo ideato un
progetto che abbiamo intitolato:”Bassa Romagna Storie di Uomini e Biciclette” .
Una rappresentazione di ciclismo d’epoca sul modello dell’Eroica Strade bianche
che si svolge in Toscana. Ogni anno, fino al 2019 precovid, si sono ritrovati a
Lugo, provenienti da almeno sei-sette regioni, fra i cento e 180 appassionati
indossando abbigliamento vintage e cavalcando bici originali perfino risalenti agli
anni ‘20 e ’30. L’evento, che comprende anche una mostra mercato vintage, è
programmato su due giorni, sabato e domenica, quindi chi viene da lontano
soggiorna negli alberghi di casa nostra.
Non esiste strada o stradina piena di polvere o città della Bassa Romagna,
comprese naturalmente quelle del Canale dei Mulini, che non abbia visto passare
questi nostri curiosi ospiti. Non si tratta di una corsa ma di una semplice
pedalata di donne e uomini che prevede soste per ristori a tema sulla nostra
tradizione gastronomica e un pranzo finale a base di cappelletti fatti dalle
nostre “Azdore”, poi altre prelibatezze e si chiude con la zuppa inglese che
curo personalmente. Tutto ciò si svolge al Maracanà di Madonna delle Stuoie con
l’indispensabile e fondamentale supporto degli amici dell’U.C.F.Baracca.
Per le ultime due edizioni, 2018-19, la nostra escursione, intitolata:”Terre e Acque” è approdata a Comacchio. Siamo stati ricevuti nei locali delle Antiche Pescherie dove era allestito un pranzetto a base di antipasti di pesce. Ciò è stato possibile previo contatti con la locale amministrazione pubblica e un’associazione locale che si occupa come noi di eventi vintage. La scelta del ciclismo d’epoca comporta un notevole dispendio di energie, risorse umane ed economiche, ma è anche quella che ha particolarmente caratterizzato l’associazione. Appena sarà possibile, data la situazione attuale, vorremmo dare continuità a un progetto che ci ha dato molte soddisfazioni.
Ed ora siamo qui con il Canale dei Mulini, in salsa Slow
La nostra attività si
arricchisce ora con un nuovo allettante progetto sul Canale dei Mulini al quale
cercheremo di dare un contributo costruttivo. L’idea ci piace molto perché
racchiude in se tutti quei valori nei quali ci siamo da sempre identificati e
che abbiamo sorretto con l’elemento fondante dell’umana passione. In questo
senso, bravissima Simonetta Zalambani nel cogliere questo momento particolare
dove la domanda di occupazione del tempo libero, attraverso nuove forme di
escursionismo slow(andamento lento mi piace di
più), coniugano insieme: passatempo, sana attività fisica scoperta di nuovi
ambienti legati alla natura, gastronomia, valorizzazione del territorio,
cultura, conoscenza, relax, tutto ciò di cui oggi se ne sente la necessità, un
vero e proprio contributo alla qualità della vita. Bravissimi anche tutti gli
attori che hanno sostenuto fin dall’inizio in vario modo, direi anche con
entusiasmo, un pensiero nuovo.
L’impronta tecnologica data alla proposta è, a mio parere, la chiave di una
modernità attiva e non finta necessaria per essere all’avanguardia nelle nuove
sfide alle quali veniamo chiamati in questo settore.
Come si vede, ancora una volta, sono i cittadini che fanno la differenza. Un’affermazione che non vuole essere un atto di accusa, ritengo indispensabile, come in questo campo, il coinvolgimento di enti pubblici, sportivi e privati attraverso un dialogo che sia costruttivo per tutti e foriero nella ricerca di obiettivi comuni a più alto livello.
I consensi e le attenzioni riscontrate fin’ora mi fanno pensare ad una grande scintilla che speriamo diventi presto un grande braciere slow (ad andamento lento).
Perciò credo in questo progetto e vi invito a sostenerlo
Grazie Oscar (Girodellaromagna.net) per la tua cortesia e la disponibilità
L’associazione Bizzuno Insieme è una libera associazione tra cittadini, autonoma, apolitica e apartitica che opera sul piano del volontariato e della promozione sociale senza distinzioni ideologiche, confessionali od etniche, nata nel 2017 grazie all’idea di alcuni cittadini di Bizzuno sul valore importante dello stare bene insieme come fondamento per unire tra loro i cittadini nel partecipare attivamente per il loro paese, sia che si tratti di una partecipazione attiva di volontariato o una partecipazione ludica durante gli eventi e che possa così a contribuire a ridurre il divario tra la frazione di periferia ed il centro storico di Lugo, donando agli anziani e ai giovani spazi da condividere allegramente insieme per un nuovo dialogo fatto di integrazione e vicinanza.